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Perché non basta la semplice estrazione e pubblicazione dei dati

15 Mag Posted by in Uncategorized | Comments

Ultimamente ho incontrato diverse persone che mi hanno chiesto “ma tu che strumento usi per estrarre e analizzare i dati?” e a tutti ho dato una risposta che forse li ha un po’ spiazzati per la sua banalità.
Voglio quindi provare a descrivere meglio il mio punto di vista facendo un paio di esempi.

 

Esempio #1

Per rimuovere gli schizzi di vernice dalle piastrelle del box appena imbiancato, lo scorso week-end mi sono armato di tutta una serie di prodotti più o meno specifici, ma la vernice non voleva saperne di collaborare. Allora mi sono messo di buona lena e ho raschiato letteralmente ogni goccia, comprese quelle nelle fughe o sui bordi dello zoccolino. Come attrezzi ho utilizzato di tutto, dalla spazzola metallica agli incisori per circuiti stampati. Quindi ho lucidato il tutto, usando olio di gomito.

Morale

Per quanto valido sia uno strumento di estrazione, nulla oggi può ancora sostituire la componente umana.

Chi usa uno strumento per l’estrazione dei dati deve anche essere in grado di leggere gli stessi: questo vale sia per la Business Intelligence che per le analytics applicate ai social media. Se questa persona non lo è, deve essere affiancata da chi può aiutarlo. Prima della pubblicazione dei risultati occorre iterare, verificare e contestualizzare. Se necessario, anche aggregare o disaggregare. Sono rarissimi i casi in cui ciò risulta superfluo; di solito, quando i dati sono pochi oppure quando non sono strategici.

Inoltre non è importante tanto lo strumento in sè (quanto costa, quanto è potente, quanto è usabile, quanto è reperibile…) ma come lo si usa; i princìpi più banali purtroppo sono anche quelli piu ignorati.

 

Esempio #2

Parecchi anni fa, mentre soggiornavo al villaggio vacanze di Albenga spesato dall’esercito italiano, era consuetudine dei caporali verificare l’equipaggiamento delle reclute prima del sonnellino. In particolare, gli anfibi dovevano brillare di nero, anche quelli di chi come me aveva il modello di cuoio marrone. In caso contrario, volavano nel piazzale (e non se ne salvava uno, garantito) con la stessa delicatezza di quel simpatico sergente di Ufficiale e gentiluomo.

Il sottoscritto, avendo osservato queste dinamiche, anziché usare il Pratico (il lucido con la spugnetta che si passa facilmente) come la maggior parte degli altri ospiti dell’albergo, stendeva il lucido con la classica spazzola di setole, quindi con una seconda spazzola lucidava a specchio. Con una particolare tecnica di stenditura e olio di gomito.
La seconda sera il caporale si soffermò a fissare i miei anfibi, i più lucidi della camerata, impeccabili.
Mi fissa. Gli scappa un ghigno di sfida. Afferra i miei anfibi e con rapido gesto li capovolge per controllare le suole.
Non vi dico la sua espressione nel constatare che avevo lucidato a specchio anche quelle.
Da quel giorno non l’ho più visto nè sentito.

Morale

Anche se un lavoro sembra ben fatto, può essere utile cambiare il punto di osservazione per scoprire aspetti che non avevamo ancora considerato. Meno convenzionale sarà questo punto e novità scopriremo. Il pensiero laterale di solito da i suoi frutti.
Anche Michele Serra ne sa qualcosa.

 

In conclusione

Tutti gli strumenti sono bene accetti per agevolarci un lavoro di analisi ma dobbiamo preventivare una parte di attività intellettiva da parte nostra, non fosse altro per dare valore aggiunto rispetto alla stessa analisi condotta con gli stessi strumenti ma da altre persone.
Nell’eventualità che non sia possibile (o non sia redditizio) aggiungere valore, allora è opportuno automatizzare il processo quanto più possibile.

P.S. La raschiatura della vernice come metafora per parlare della raschiatura (scraping) dei dati è pura coincidenza: è andata davvero così.

 

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