Leggo che crollano gli ascolti delle trasmissioni di attualità e degli approfondimenti politici in particolare. E’ un calo trasversale, che riguarda un po’ tutte le reti televisive e tutte le trasmissioni.
Senz’altro il cambio della guardia alla Presidenza del Consiglio avrà influito su questa tendenza, ma non credo che sia stato l’unico fattore, anche perché oggi gli italiani si interessano di attualità e politica come non si vedeva da anni. Penso infatti alle infinite discussioni sui social media, ai meme creativi, alle migliaia di tweet che vengono condivisi a fronte di un tema di attualità evento in corso. Penso anche all’incapacità di attrarre e coinvolgere le opinioni e i contributi della rete, della quale ne abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione in un contesto più frivolo e appunto per questo forse più adatto, cioè il Festival di Sanremo.
Passate ventiquattro ore – ma anche molto meno – già l’attenzione si sposta altrove (e non necessariamente sul web o su tematiche di attualità). Le persone gradiscono sempre meno le riflessioni a freddo, trite e ritrite, spesso inconcludenti.
In questa tv manca infatti spesso l’oggetto aggregatore, che può essere un evento o una provocazione, ma comunque qualcosa di “caldo” attorno al quale aggregare le conversazioni dai social media e sviluppare la partecipazione. Lo stesso oggetto che le persone si creano e gestiscono autonomamente e collaborativamente.
Cambiano i luoghi, cambiano i mezzi, cambiano i tempi, cambiano le modalità: in fondo, basta uno smartphone in mobilità.