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Glossario per fake news

Algoritmo (link): insieme di regole e procedure matematiche che trasformano un dato input in uno specifico output. Consentono di elaborare in tempo reale le informazioni delle navigazioni degli utenti, offrire a questi ultimi quello che vogliono e incrementare i profitti.

Alt-facts (link): Espressione che indica dei “fatti alternativi”. E’ stata coniata il 22 gennaio 2017 da Kellyanne Conway, responsabile della campagna elettorale di Donald Trump e poi sua consigliera, per giustificare affermazioni non supportate dai fatti. Termini correlati sono “post-fact” e “post-truth”.

Analfabetismo funzionale (link): condizione di chi è in grado di leggere o ascoltare un concetto, senza però essere in grado di capirlo e di utilizzarlo.

La mancanza di strumenti cognitivi e l’enorme disponibilità di informazioni non verificate disponibili su Internet portano l’analfabeta funzionale a credere a concetti elementari, come gli slogan, basandosi esclusivamente su esperienze dirette.

In questo modo però diventa facilmente condizionabile e diffonde a sua volta incontrollatamente fake news.

“È l’invasione degli imbecilli” (Umberto Eco, 2015) (link)

Bias cognitivo (link): distorsione della valutazione causata dal pregiudizio e in grado di influenzare opinioni e comportamenti. Può differenziarsi in bias di conferma, di ancoraggio, di memoria e altri.

Bias di conferma (link): pregiudizio, faziosità, tendenza a mantenere una parzialità che impedisce la formazione di un’opinione obiettiva su una questione o situazione.

Bolla di filtraggio (link): equivalente del termine anglosassone “filter bubble”, coniato nel 2011 dall’attivista Eli Pariser per indicare il meccanismo, guidato da algoritmi, che propone a un utente su Internet dei contenuti pertinenti con i suoi comportamenti online precedenti e con gli interessi che esprime (o lascia intendere). Per Pariser gli effetti prodotti sono profondamente negativi in quanto limitano drasticamente l’allargamento delle conoscenze e della mentalità dei singoli individui, rendendoli più vulnerabili a manipolazioni e propaganda.

Bot (link): software che automatizza attività semplici ma onerose per un essere umano, riproducendone il comportamento. Sono in continua evoluzione e quelli di ultima generazione sono spesso utilizzati per gestire identità digitali sui social media, rendendo anche difficile distinguerli da un vero essere umano.

Bufala (link): equivalente del termine anglosassone “hoax” per indicare una notizia falsa diffusa deliberatamente per creare un danno a terzi. Appartiene alla stessa categoria della disinformazione.

Camera dell’eco (link): equivalente del termine anglosassone “echo chamber”. Descrive il fenomeno per cui determinate persone tendono a condividere le proprie opinioni in ambienti – in particolare sui social media – in cui vengono fruite da persone con il loro stesso orientamento.

Choice architecture (link)): tecnica che sfrutta i meccanismi neurocomportamentali per sottoporre scelte alle persone, ma in modo tale da condizionarne il comportamento. Il termine è stato coniato nel saggio “Nudge” del 2008 da Cass Sunstein e Richard Thaler.

Clickbaiting (link): utilizzo di contenuti web ingannevoli ed emozionali per attirare il maggior numero possibile click e condivisioni, in modo da aumentare le conseguenti rendite pubblicitarie. Solitamente sono contenuti di dubbia attendibilità e scarsa utilità.

Cherry picking (link): ragionamento erroneo che tende a selezionare inconsciamente solo le prove a supporto della propria tesi, ignorando le altre.

Debunking (link): sbugiardare, smontare una tesi, demistificare (origine del termine). Chi lo compie viene definito debunker.

Disinformazione (link): informazione deliberatamente falsa o ingannevole.

E’ il caso delle notizie false riguardanti i candidati alla presidenza prima delle elezioni del 2016 oppure dell’amplificazione sui social media da parte di account malevoli.

Effetto Dunning-Kruger (link): distorsione cognitiva che porta individui poco esperti in un campo a sopravvalutare le proprie capacità, in quanto non in grado di riconoscere i propri limiti o errori. Pensieri simili sono attribuiti anche a Shakespeare e Socrate.

Fact-checking (link): verifica dei fatti o dei contenuti. Chi lo compie viene definito fact-checker.

Fake news (link): informazione intenzionalmente falsa, spesso sensazionalistica, spacciata per informazione giornalistica. Quindi, non si tratta di “notizie finte” ma di “inquinamento delle informazioni” (information pollution).

Nell’uso italiano fake news sono le notizie false presenti esclusivamente online e [fabbricate per essere] condivise sui social media.

L’origine del termine risale addirittura al 1890 (fonte).

Il Collins Dictionaries l’ha scelto come termine dell’anno 2017, preferendolo a “echo chamber”.

L’uso del termine “fake news” è esploso dopo la Brexit in Gran Bretagna e la vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti. I risultati del referendum britannico e delle votazioni statunitensi sarebbero stati in qualche modo l’effetto della diffusione di bufale e di informazioni false, veicolate dai media (in particolare i social, secondo le opinioni più diffuse), in grado di poter orientare le scelte degli elettori, incapaci di saper distinguere tra notizie vere e false.

Secondo il Dizionario Mirriam-Webster, questo termine è in uso dal 1890. Tuttavia, c’è stato un aumento vertiginoso del suo utilizzo a partire da novembre 2016. Trump ha usato la parola per la prima volta per rivolgersi a un giornalista della CNN durante la sua prima conferenza stampa come presidente.

Una specie di finta economia di notizie è fiorita ultimamente, anche grazie ad alcune di queste notizie fasulle che diventano virali sulle piattaforme dei social media. Adesso soggetti come Google e Facebook aiutano gli utenti segnalando notizie false. Secondo molti, la grande diffusione di notizie false nel 2016-2017 è un sintomo di mancanza di fiducia nei media tradizionali e tradizionali.

Information Operations: azioni intraprese da governi o attori organizzati non statali per distorcere il sentimento politico nazionale o straniero, solitamente nell’ambito di una strategia geopolitica. Queste operazioni possono utilizzare una combinazione di metodi, tra cui notizie false, disinformazione o reti di account falsi (falsi amplificatori).

Mal-informazione: condivisione di informazioni “genuine” con l’intento di causare danni. Ciò include alcuni tipi di fughe, molestie e incitamento all’odio online. Per esempio, la trapelazione delle email private di Hillary Clinton.

Manipolazione dell’informazione (link): tecnica di alterazione del flusso informativo pubblica in modo che torni a proprio interesse a scapito della collettività. Viene perseguita con mezzi subdoli, ingannevoli e senza scrupoli per il danno arrecato.

Misinformation (link): Deriva da “misleading information”, informazione ingannevole. Fornire involontariamente informazioni false, senza l’intenzione di danneggiare. E’ il caso per esempio di un giornalista che fraintende o non verifica una fonte.

Populismo (link): E’ la parola dell’anno 2017 secondo il Cambridge Dictionary (fonte).E’ la situazione in cui una figura forte si rivolge, attraverso un programma demagogico, a classi popolari disgustate della situazione attuale e che desiderano cambiare tutto.

Post-democrazia (link): Perseguimento di una felicità privata che restringe il politico a mera protezione del benessere personale. Vuoto relazionale creato dalla scomparsa di ogni forma d’appartenenza comunitaria. E’ stata coniata nel 2003 dal sociologo Colin Crouch (link)

Politica post-verità (fonte): termine coniato nel 2011 da Paul Krugman, giornalista del New York Times, durante le primarie repubblicane per la corsa presidenziale. Si riferisce a quella parte di post-verità riscontrabile specificatamente nel contesto politico.

Post-verità (link): “post-truth” è stata la parola dell’anno nel 2016 secondo l’Oxford Dictionaries (fonte). Indica il superamento della verità (quindi l’irrilevanza dei fatti) a favore del fattore emozionale e delle convinzioni personali. Per esempio, avvalorare la teoria delle scie chimiche o negare il surriscaldamento globale.

Propaganda (link): informazioni non oggettive che si diffondono per promuovere una causa, un’idea o per danneggiare una causa o un’idea. Propaganda, pubblicità e pubbliche relazioni condividono tratti simili facendo appello alle emozioni del pubblico.

Propaganda computazionale (link): forma di propaganda online basata su elaborazioni automatizzate, inclusa la gestione di account che simulano il comportamento di una persona reale. Rispetto a una gestione completamente manuale ha un costo notevolmente inferiore e tempi di attuazione molto più ridotti, ma solleva ulteriori dubbi di carattere etico (link).

Gli strumenti tipici utilizzati sono bot, algoritmi e big data (link); applicazioni pratiche possono essere la creazione di temi di tendenza propagandistici, la creazione di rumore di fondo in conversazioni in corso di opinione diversa, la profilazione degli utenti

Secondo la Oxford University, “la propaganda computazionale è uno dei più potenti strumenti contro la democrazia”.

Sockpuppet (link): account aggiuntivo con il quale su un social media un utente si crea un finto antagonista per rinforzare le proprie posizioni. E’ ritenuto un comportamento eticamente scorretto.

Troll (link): utente di una comunità su Internet che intralcia il normale svolgimento di una discussione inviando messaggi provocatori, irritanti o fuori tema.