Close

Not a member yet? Register now and get started.

lock and key

Sign in to your account.

Account Login

Forgot your password?

Civic hacking

09 Feb Posted by in Uncategorized | 7 comments

Oggi voglio parlare di urban e civic hacking partendo dall’osservazione del comportamento dei cittadini in determinate circostanze.

Per esempio c’è un’importante arteria stradale che attraversa la Brianza e si immette nella metropoli milanese; il numero di veicoli che la percorre ogni giorno è elevatissimo.

Da un certo punto in avanti, nel periodo della mattinata durante il quale le persone si recano al lavoro, c’è regolarmente una coda chilometrica che costringe a procedere a passo d’uomo, quando va bene.

Molti automobilisti “intraprendenti” utilizzano altrettanto regolarmente una tecnica per risparmiare un pezzettino di coda: escono dal punto “A”, percorrono 600 metri di svincolo e rientrano nel punto “B”.

A metà strada – all’altezza del punto “C” – occorre dare la precedenza alla strada principale, a due corsie per senso di marcia. Qui si creano spesso situazioni di pericolo perché l’incrocio era pensato per immettersi nella strada trasversale e non per attraversarla.

Questa situazione è andata avanti per anni, fino a quando qualche settimana fa il Comune ha inserito uno spartitraffico che consentiva unicamente la svolta a sinistra o a destra. Il tratto a sinistra diventava di conseguenza a senso unico.

Molti automobilisti “intraprendenti” hanno continuato a effettuare la stessa manovra, con l’aggiunta della manovra di aggiramento dell’ostacolo.

Ovviamente questa manovra è ancora più pericolosa di quella precedente e vietata dal codice della strada, ma tant’è. Ovviamente io non posso che biasimare questi comportamenti.

Resosi conto che la situazione era ingestibile, il Comune ha bloccato completamente la svolta a sinistra, dirottando a destra tutto il traffico proveniente dalla superstrada.

Gli automobilisti non “intraprendenti”, quelli che hanno effettivamente la necessità di svoltare a sinistra, improvvisamente si sono trasformati in “intraprendenti”, compiendo anche loro la manovra di aggiramento.

Alla fine di tutti questi cambiamenti il Comune non solo non è riuscito a imporre la propria soluzione ma ha creato i presupposti perché un maggior numero di persone adottasse soluzioni alternative.

Da questa mattina il Comune ha riaperto la svolta a sinistra.

Perché ho raccontato questa cosa?

Ho voluto mostrare come in un ecosistema territoriale i cittadini reagiscono agli stimoli esterni, si influenzano reciprocamente e cercano la soluzione migliore ai problemi indipendentemente da quelle imposte.

A volte i cittadini si adattano ai cambiamenti, altre volte sono loro stessi che creano i cambiamenti.

Quello da me descritto è un esempio di urban hacking, cioè un insieme di pratiche che utilizzano gli spazi urbani diversamente da come ipotizzati da chi li mette a disposizione, in modo che siano più fruibili.

Infatti in questo caso ogni iniziativa Comunale è stata sistematicamente superata dalle soluzioni individuate dalla collettività; i cittadini hanno individuato quelle che secondo loro erano le soluzioni più funzionali alle loro esigenze, utilizzando e “reinterpretando” le risorse (l’utilizzo dello spazio pubblico) messe a disposizione dalla Pubblica Amministrazione, anche in violazione delle regole.

Il comportamento dell’automobilista che ha individuato per primo la soluzione è stato imitato e perfezionato da molti altri con lo stesso problema.

Le soluzioni del Comune in questo caso non hanno funzionato perché volte a risolvere un problema introducendo un limite all’utilizzo dello spazio da parte dei cittadini. In alternativa avrebbe potuto risolvere il problema a monte individuando soluzioni per smaltire il traffico.

Ora passiamo invece a parlare di civic hacking.

Il civic hacking è un insieme di pratiche che utilizzano elementi di civicità diversamente da come ipotizzati da chi li mette a disposizione, in modo che siano più fruibili.

Come si può vedere, c’è una stretta analogia concettuale tra urban hacking e civic hacking.

I cittadini e le imprese sono disposti a farsi carico di colmare gratuitamente le lacune esistenti nei servizi messi a disposizione dalla PA.

Un esempio ne è sicuramente l’utilizzo di Open Data, cioè tutti quei dati raccolti grazie alla nostra collaborazione e pagati con le nostre tasse. Molte volte rimangono chiusi in un cassetto o in un database; altre volte addirittura sono a pagamento.

In che modo potrebbero essere utilizzati?

  • dai cittadini per realizzare nuovi servizi per migliorare la qualità della loro vita sul territorio
  • dalle imprese per sviluppare business nuovi ed esistenti

Rendiamo pubblici i dati della PA, quando possibile. Gli Open Data sono nostri!

 

7 comments


Leave a comment