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Luci e ombre sui location based social network

02 Lug Posted by in Uncategorized | 6 comments

In questi ultimi mesi ho osservato la crescita dei servizi di geolocalizzazione come Foursquare o Gowalla e cercato di comprendere se e in che modo questi potessero migliorare la qualità della mia vita, oppure se si tratta di un hype destinato a sciogliersi come neve al sole.

Ho capito subito che, a differenza di servizi come Brightkite, questi location based social network puntano sull’aspetto ludico: non a caso questo è stato il principale fattore di successo, come dimostrano peraltro i numeri. Per Foursquare si parla addirittura di 1,2 milioni di utenti e una crescita nel primo anno di vita con un trend doppio rispetto a quello di Twitter.

Io devo dire che sono tra quelli che non è riuscito ancora ad appassionarsi a questo genere di social network, ma non per motivi di privacy come lo è stato per altre persone.

Il principio di questi servizi è semplice: chi segnala la propria posizione con Foursquare viene premiato con punti-prestigio, mentre invece con Gowalla si collezionano badge.

Facciamo un esempio: se volessi segnalare ai miei amici che mi trovo nei paraggi del ristorante pizzeria Bella Napoli e che mi farebbe piacere mangiare con loro, non dovrò fare altro che un check-in in cui indico nelle note che li aspetto lì.

Vediamo invece un caso diverso: io abitualmente vado a mangiare al ristorante pizzeria Bella Napoli per i fatti miei. Anche in questo caso potrei fare un check-in (prima, dopo o durante non ha importanza, in questo caso), ma senza la necessità di indicare qualcosa nelle note. Così facendo, anche senza scrivere niente, io fornisco delle informazioni implicite ai miei amici o ad altre persone (dipendentemente dalle impostazioni della privacy che abbiamo attribuito al nostro account). Queste informazioni possono essere per esempio del tipo “guarda che mi trovo qui, il mio tragitto prosegue liscio”, oppure “qui si mangia bene”.

Se i check-in che faccio nel corso del tempo dallo stesso punto cominciano a essere parecchi, mando un messaggio del tipo “questa è una zona che frequento spesso e che conosco bene: per eventuali domande fai pure riferimento a me che ti aiuterò, se posso”.

Qui cominciano le mie perplessità: i servizi location based come Foursquare premiano la quantità dei check-in più della qualità degli stessi. Nell’esempio della pizzeria, io potrei andarci per nove giorni di fila e mangiare benissimo, ma andarci il decimo giorno e scoprire che, uscendo, mi hanno rubato l’auto.

In questo caso i sentimenti che provo sono due: quello positivo dei primi nove giorni legato all’esperienza positiva del servizio della pizzeria e quello negativo del decimo giorno legato all’esperienza negativa del furto.

Pur sapendo che lì si mangia bene, io potrei quindi decidere di non tornarci più perché ho scoperto che non è una zona ben frequentata.

Come posso condividere queste esperienze con i miei amici, magari anche con altre persone a me sconosciute, per metterli in guardia? Sono sufficienti le note?

Io penso che potrebbe essere dirompente l’introduzione di una funzionalità per attribuire un sentiment a ogni punto geografico, come un doppio tasto “LIKE / DISLIKE“. In questo modo chi segue i miei spostamenti può vedere che io ho associato dei punteggi negativi a una certa zona e, andando a verificare nelle note, può scoprire che il motivo è il rischio di subire furti e non perché si mangia male. A una persona che raggiunge il posto con i mezzi pubblici, per esempio, potrebbe interessare solamente il fatto che si mangi bene.

Tutti i sentiment legati a un preciso punto geografico, indipendentemente da chi li ha indicati, possono essere utili per capire quali sono le zone da evitare e quali invece per le quali vale la pena di passare.

Un’altra considerazione è quella che le persone sono incentivate a rincorrere un badge di prestigio, come quello di sindaco, facendo ripetuti check-in dalla stessa posizione anziché distribuiti sul territorio.

Anche qui mi sento di dissentire in parte: il centesimo check-in dallo stesso punto proveniente dalla stessa persona, senza note al seguito che li differenzino l’uno dall’altro, per me costituisce un rumore.

Fatto salvo il caso in cui, come dicevo prima, tu mi fai sapere che passi spesso da un certo indirizzo e che vuoi farmi sapere che non è un passaggio occasionale bensì sei esperto della zona, mi farebbe piacere sapere perché continui a ripetermi le stesse cose. Fare check-in dalla sede del proprio lavoro, se di lavoro fisso si tratta, non mi dice niente di nuovo perché tu sei mio amico e io lo so benissimo dove lavori.

Al contrario, mi farebbe piacere scoprire posti nuovi, che ancora non conosco, e per questo io confido nei suggerimenti della rete ma soprattutto nella mia rete di amicizie.

In definitiva, la mia sensazione è che questo tipo di servizi di geotagging sia molto più utile a creare ulteriori legami con la rete di relazioni che già possiedo (per la precisione, con un piccolo sottoinsieme della mia rete di relazioni) che non a creare legami col territorio: forse è per questo che nel mio caso la scintilla non è ancora scoccata.

Sono curioso per esempio di sapere quanti hanno instaurato nuove amicizie (nel senso di accettazione di nuovi “friend” sul social network) sulla base dei check-in di Foursquare o Gowalla, piuttosto che sapere quanti hanno trovato utili le informazioni geolocalizzate lasciate da sconosciuti.

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